Risguardo di copertina
"orientalismo è un ripensamento di quello che per secoli è stato ritenuto un abisso invalicabile tra oriente e occidente. il mio scopo non era tanto eliminare le differenze - chi mai può negare il carattere costitutivo delle differenze nazionali e culturali nei rapporti tra esseri umani? - quanto sfidare l'idea che le differenze comportino necessariamente ostilità, un assieme congelato e reificato di essenze in opposizione, e l'intera conoscenza polemica costruita su questa base. ciò che auspicavo era un nuovo modo di leggere le separazioni e i conflitti che avevano provocato ostilità, guerre e l'affermarsi del controllo imperialista.anche se le diseguaglianze e i conflitti da cui è nato il mio interesse per l'orientalismo come fenomeno culturale e politico non sono scomparsi, oggi si è perlomeno raggiunto il consenso sull'idea che tutto ciò non rappresenta una situazione immutabile, bensì un'esperienza storica la cui fine (o perlomeno il cui parziale superamento) può essere a portata di mano."
Risguardo di copertina
"orientalismo è un ripensamento di quello che per secoli è stato ritenuto un abisso invalicabile tra oriente e occidente. il mio scopo non era tanto eliminare le differenze - chi mai può negare il carattere costitutivo delle differenze nazionali e culturali nei rapporti tra esseri umani? - quanto sfidare l'idea che le differenze comportino necessariamente ostilità, un assieme congelato e reificato di essenze in opposizione, e l'intera conoscenza polemica costruita su questa base. ciò che auspicavo era un nuovo modo di leggere le separazioni e i conflitti che avevano provocato ostilità, guerre e l'affermarsi del controllo imperialista.anche se le diseguaglianze e i conflitti da cui è nato il mio interesse per l'orientalismo come fenomeno culturale e politico non sono scomparsi, oggi si è perlomeno raggiunto il consenso sull'idea che tutto ciò non rappresenta una situazione immutabile, bensì un'esperienza storica la cui fine (o perlomeno il cui parziale superamento) può essere a portata di mano."
Risguardo di copertina
edward w. said resta tra gli intellettuali più stimati del nostro tempo, per l'importanza dei suoi studi critici ma anche per la coraggiosa militanza in difesa dei diritti umani. nasce a gerusalemme nel 1935, erede di una ricca famiglia palestinese cristiana, e conduce i suoi primi studi nel prestigioso victoria college del cairo. il futuro re di giordania hussein e omar sharif sono tra i suoi compagni. ma il giovane edward rifiuta il modello educativo dei cosiddetti wog (westernised oriental gentlemen) e incoraggiato dal padre, imprenditore ambizioso ed esigente, si trasferisce in un college del massachusetts. nel 1948, dichiarato lo stato di israele, la sua famiglia è espropriata di tutti i beni. edward decide di combattere per i diritti del popolo palestinese, per uno stato binazionale, laico e democratico. diventa un rifugiato politico. vita intensa la sua, brillante ma anche scomoda, segnata dalla sofferta condizione dell'esilio ma anche da una ricchissima esperienza, in bilico tra i luoghi più prestigiosi della cultura occidentale e un medioriente agitato da ingiustizie e conflitti. un'autobiografia che contiene l'avventura degli incontri e delle idee ma anche la drammaticità della lotta e dell'esclusione. al suo apparire, quest'opera ha suscitato un feroce dibattito sui giornali americani, israeliani e inglesi, come a dimostrare che l'infaticabile impegno di said continua ancora a generare fecondi insegnamenti e inquietudini. un testamento spirituale.