Risguardo di copertina
«tessa aprì la porta sul buio del bosco»: così comincia la ragazza selvaggia, e davvero il quinto romanzo di laura pugno è tutto uno spalancarsi di porte sul buio: sul buio del bosco; sul buio del dramma della famiglia held - la madre alienata dopo la sparizione della figlia adottiva dasha e l'incidente in seguito al quale nina, la gemella, vive in stato vegetativo; sul buio di nicola varriale, il cui padre generoso ed entusiasta - socio di held in affari con la riserva naturale sperimentale di stellaria - si è gettato ubriaco dal balcone; sul buio, finalmente, della protagonista tessa, biologa, che vive in un container ai margini della riserva conducendo osservazioni e studi: una donna che ormai «abita la solitudine come un altro corpo». a lei toccherà la sorte di ritrovare casualmente dasha, vissuta anni nel bosco e ormai del tutto selvaggia. ci interroga, questo romanzo che può essere descritto come una storia di revenant, o il racconto d'un groviglio di vite umane osservato con una compassione senza lacrime. ci interroga su che cosa è - attorno a noi, in noi - ciò che chiamiamo "natura"; sui confini tra l'umano e l'animale; sul senso di legami familiari frutto di scelte, o del caso, e non della carne. riprendendo in forma nuova e sorprendente alcuni temi del suo primo romanzo, sirene, laura pugno ci guida con passo sicuro e con una scrittura essenziale nell'esplorazione di un immaginario potente, affascinante, e forse profetico.