Risguardo di copertina
femminismo, sesso e un nuovo ponte tra teoria e azione: la pornografia. giovane, graziosa, colta e decisamente di buona famiglia, ovidie becht si è immolata alla causa del porno rovesciando luoghi comuni e preconcetti: non per denaro né per sesso. per l'idea. l'idea che il femminismo europeo è antico, poco coraggioso, legato a figure e tesi non più attuali, fossilizzato nella ricerca della parità, forte contro i fantasmi ridondanti del passato, fragile nei confronti di nemici nuovi e più pericolosi. pericolosi come la schiavitù da consumo, la combustione frenetica di tutto, denaro, vestiti, sesso, come un'orgasmica "raccolta di punti del supermercato"; argomenti scomodi che l'hanno messa nel mirino della borghesia liberale e delle femministe francesi. ma ovidie ha scritto anche per dare luce e visibilità alla sua scelta, all'idea che la lavoratrice del sesso, la professionista del porno meriti uno statuto e una considerazione diversa da quel comune senso del torbido e del proibito che la accompagna. davanti e dietro alla telecamera, nei salotti televisivi e sui giornali di tutto il mondo, ovidie parla e lo fa con forza e chiarezza, senza nascondersi, affronta tutte le zone d'ombra del suo mondo (il mercato del porno) e smonta e sfata luoghi comuni come lo sfruttamento di minorenni, i maltrattamenti e l'uso di droghe pesanti sui set delle produzioni cinematografiche a luci rosse. e gira l'accusa a mondi più patinati ma di certo anche più violenti e densi di ipocrisia, come quello della moda e del cinema istituzionale. "non ci sono maniaci sessuali, siamo seri lavoratori, ostracizzati a torto e per niente bisognosi di essere salvati." orgoglio e lucidità per un saggio che in francia ha fatto scandalo e aperto una nuova era nel dibattito femminista.