Risguardo di copertina
Ambientato nell’Ungheria degli anni Settanta, ancora sottoposta al controllo sovietico, L’eredità di Jefferson, pur non idealizzando i sistemi capitalistici, affronta il difficile tema della sostenibilità di quel tipo di comunismo che nel romanzo avrà delle ripercussioni negative sulla nascente storia d’amore tra Eva e Ferenc. Il giovane architetto decide, infatti, di lasciare il Paese per cercare di realizzarsi professionalmente a Berlino Ovest e di liberarsi del fantasma del padre ucciso durante l’insurrezione del 1956. L’incontro con Jacopo, “quasi-chirurgo” napoletano, dà nuovo vigore a Eva. L’amore tra i due giovani, pur osteggiato dalla famiglia di lui, culmina nel matrimonio e nella nascita di Agnese, segnando il trionfo della passione e dell’intelligenza su ogni forma di pregiudizio. In un’alternanza di situazioni la vicenda si snoda tra Budapest e Napoli. L’impatto con il capoluogo campano sarà per Eva importante per le riflessioni e le perplessità che la città produrranno in lei. Napoli, “ferita a morte” dal terremoto del 1980, le appare incantata e brutale. Le vicende e i drammi della coppia si consumano di pari passo alla caduta del comunismo tra le tante perplessità di Eva e degli intellettuali che si erano battuti per il crollo del Muro. L’incontro inaspettato tra Eva e Ferenc, tornato definitivamente in Ungheria, apre nuovi possibili scenari