Risguardo di copertina
Come in altri romanzi di Simenon, la linea melodica è sottolineata da una seconda storia che funge da contrappunto alla prima storia: l'avventura del protagonista, un piantatore di caffè del Congo, con la moglie di un diplomatico inglese, trova eco nel tragico destino di un'altra coppia, un giovane funzionario belga e sua moglie. E, d'altronde, gli amatori di Simenon apprezzeranno in questo romanzo molti motivi ricorrenti nella sempre piú vasta "commedia umana" del grande scrittore. Il motivo delI'evasione, soprattutto, e del ritorno finale alla situazione di partenza, che esprime concretamente l'importanza dell'ambiente familiare per gli esseri umani, il loro bisogno d'ordine. Il "bianco con gli occhiali" - cosi il protagonista viene chiamato dai negri - di fronte alla prospettiva di ricadere nel disordine, è invaso da una sorta di panico, come se si sentisse mancare il terreno sotto i piedi. Intorno a questo asse psicologico, il romanzo è sorprendentemente costruito, e ogni linea concorre a disegnare il volto del dramma. I molti temi, apparentemente dispersivi, sono tutti sottilmente ma ferreamente legati al senso delle vicende: ogni episodio, per casuale che possa sembrare, ogni dialogo, ogni descrizione di paesaggio, hanno una loro precisa funzione, sono o diventano un elemento indispensabile alla soluzione finale. Davvero Simenon qui si concede, come ha scritto Jean Renoir, "il lusso di essere uno degli ultimi classici". Uno degli ultimi classici di un genere come il romanzo, dato per morto tante volte, eppure ancora in grado di parlare dell'uomo all'uomo, di distinguere un individuo dagli altri, di separarlo un solo attimo magari dalla massa per conferirgli il titolo, la responsabilità, il risalto di "eroe".