Risguardo di copertina
Il sogno dell'archeologo Ben Kazin sta per realizzarsi. Per anni, incurante del disprezzo dei colleghi, ha raccolto testimonianze attingendo alla cultura orale africana, per dimostrare che un'antica civiltà del Mediterraneo, probabilmente fenicia, si era stabilita nel Sudafrica e aveva fondato la mitica 'Città della Luna', Opet. Ora, grazie ad una foto satellitare, Ben ha individuato una traccia concreta che lo porta fino nel Botswana, a Katuba Ngazi, le 'Colline di Sangue', dove, tra inseguimenti e cacce grosse, riesce a strappare alla terra i suoi segreti: gioielli, armi d'oro massiccio, antichissime pitture boscimane... e soprattutto un'iscrizione in cui si racconta la storia di Opet, il luogo prescelto dal dio del Sole Baal e dalla dea Astarte per custodire il Tempo. Ma per capire davvero le meraviglie della città scomparsa dovrà ripercorrere le crudeli vicende di quell'epoca magnifica e feroce e, soprattutto, interpretare la profezia che ne ha decretato la tragica fine. Che cosa puù infatti aver determinato la scomparsa di un regno così forte e opulento? Esiste forse un legame tra Ben (soprannominato dai boscimani 'Piccolo-uccello-del-Sole') e il sacerdote Huy ben-Amon, 'Grande-uccello-del-Sole'? Il passato, inaspettatamente, si riflette nel presente e dà vita ad un complesso, affascinante gioco di specchi che Wilbur Smith, qui alla sua prima avventura 'archeologica' (anticipatrice del "Dio del fiume" e del "Settimo papiro") mette in scena con assoluta maestria.