Risguardo di copertina
SONO DETENUTA NEL CARCERE DI SOLLICCIANO INSIEME AD ALTRE 130 DONNE E 5 FRA BAMBINI E BAMBINE DAI TRE MESI AI TRE ANNI. IO PARLO CON TUTTE QUESTE DONNE E LA LORO VOCE E I LORO GESTI INSICURI O ARROGANTI, DOLCI O PREPOTENTI, MI FANNO IMMAGINARE IL PERCORSO CHE HANNO FATTO PER ARRIVARE QUI. DONNE DALL'ANDATURA SICURA O INDECISA, RICURVE SU SE STESSE PER DIFENDERSI, OPPURE SPAVALDE, CHE CAMMINANO GUARDANDO IN TERRA O DALLO SGUARDO RIVOLTO LONTANO. CHE PARLANO SEMPRE, CHE URLANO, ALTRE CHE SONO SILENZIOSE. DONNE DIMENTICATE, DONNE ATTESE FUORI DAL CANCELLO, CHE AMANO E NON SONO AMATE, CHE SONO AMATE E CHE NON AMANO. DONNE CHE LITIGANO, CHE SI RISPETTANO, CHE SI VOGLIONO BENE. E IO SONO QUI, SEDUTA NEL GRANDE GIARDINO AL CENTRO DEL CARCERE, C'è L'ERBA DI OGNI TIPO, A FOGLIE LARGHE O STRETTE E TANTE MARGHERITE, FIORI DI CAMPO GIALLI, CELESTI E PICCOLI VIOLACEI. ALZO LO SGUARDO E VEDO LE VECCHIE E SQUALLIDE MURA ALTE CHE MI CIRCONDANO, MA NON IMPORTA, ALL'INTERNO DEL CARCERE C'è LA VITA, CON TUTTE LE SUE BELLISSIME FORME. E CI SONO IO, FELICE DI AVERE DUE BAMBINI BELLISSIMI, TRISTE E COLPEVOLE, ORGOGLIOSA DI ESSERE LA DONNA CHE UNA ESPERIENZA TRAGICA MI HA FATTO DIVENTARE.