Risguardo di copertina
"UN OMAGGIO A ROMA". COSì SANDRO VERONESI DEFINISCE "GLI SFIORATI", IL ROMANZO DA CUI è TRATTO IL FILM OMONIMO DI MATTEO ROVERE. UN OMAGGIO NON SOLO ALLA CITTà CHE LO HA ACCOLTO PER MOLTI ANNI MA ANCHE E SOPRATTUTTO UN CONFRONTO APERTO CON UN MOMENTO STORICO CHE HA CAMBIATO PROFONDAMENTE IL VOLTO DI GRAN PARTE DEL MONDO DA NOI CONOSCIUTO FINO AD ALLORA E RAPPRESENTATO DA UNA GENERAZIONE SFUGGENTE, DISTRATTA, SCHIUMEVOLE. IN UNA ROMA SPLENDIDA E SINISTRA SI DIPANA LA VITA SOLITARIA DI MèTE, APPASSIONATO STUDIOSO DI GRAFOLOGIA, INTROVERSO E OMBROSO. BELINDA, LA SORELLASTRA QUINDICENNE DI MèTE, AFFIDATA A LUI PER DUE SETTIMANE, è IL CENTRO D'ATTRAZIONE DI TUTTO IL ROMANZO, IL DESIDERIO PROIBITO E CONTINUAMENTE RIMANDATO, LA TRASGRESSIONE IRRESISTIBILE. A LEI LO SCRITTORE AFFIDA IL VERO SENSO DEL ROMANZO, RENDENDOLA PORTATRICE DI VALORI E CARATTERISTICHE APPARTENENTI A UN'EPOCA, QUELLA DEGLI ANNI OTTANTA, CONTRADDITTORIA E AMBIGUA. I GIOVANISSIMI EROI DI QUESTA STORIA NON SEMBRANO INVECCHIATI DOPO VENT'ANNI. GLI STESSI DESIDERI, LE STESSE PAURE E L'INCREDIBILE CAPACITà DI MANEGGIARE L'INSENSATEZZA SENZA VENIRNE TRAVOLTI SI POSSONO RITROVARE IN MOLTI GIOVANI UOMINI E GIOVANI DONNE DELLA GENERAZIONE DEGLI ANNI DUEMILA; MèTE E BELINDA, INFATTI, DIVENTANO PROTAGONISTI DI UN FILM AMBIENTATO VENT'ANNI DOPO LA LORO NASCITA LETTERARIA.