Risguardo di copertina
Per capire il talento di Giorgio Scerbanenco e la sua qualità di scrittore, non c'è nulla di meglio del Centodelitti, che torna finalmente nelle librerie italiane a quarant'anni dalla sua prima pubblicazione. Tra le qualità di Scerbanenco c'è, per cominciare, un'inesauribile fantasia narrativa: il "padre del noir all'italiana" era prima di tutto una straordinaria macchina per inventare storie - decine di storie, ogni giorno, ogni settimana, ogni anno... Storie che potevano prendere la forma di un romanzo, oppure restare condensate in poche pagine, o addirittura in poche righe. Una manciata di quelle trame avrebbe potuto fare la fortuna di qualunque scrittore, ma lui ne aveva in serbo talmente tante che non si curava di metterle da parte. Le pubblicava tutte, senza paura di disperdere o bruciare il proprio talento, su giornali e riviste, con straordinario successo. Poi c'è la qualità di quelle storie, che ci portano in un mondo complesso e brutale, violento e terribile, ma al tempo stesso pieno di sentimento e di sentimenti: il nostro mondo, dove il delitto non è un'eccezione. Ancora, c'è la capacità di catturare l'attenzione del lettore già dalla prima riga e di portarlo fino al colpo di scena conclusivo, incatenato dalle svolte della trama e anche dalla verità dei dettagli. Infine, c'è l'accumulo di queste trame, in un intreccio che si sovrappone al tessuto della realtà e al tempo stesso offre la chiave per comprenderne il mistero crudele.