Risguardo di copertina
NELLE TRINCEE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE, IL FUOCO INESORABILE DI UN CECCHINO NEMICO UCCIDE, UNO A UNO, I SOLDATI CHE TENTANO DI RAGGIUNGERE UN POSTO DI VEDETTA SGUARNITO; COL NUMERO DEI MORTI CRESCE IL PANICO DEI VIVI CHE LO SCRITTORE RENDE FACENDO RICORSO ALLE IMMAGINI DELLA PIù CRUDA FISIOLOGIA, NONCHé ALLE DIVERSE TIPOLOGIE DEI FANTI E SOPRATTUTTO ALLE DIVERSE PARLATE DIALETTALI. PUBBLICATO NEL 1921, "LA PAURA" è IL PIù CRUDO FRA I RACCONTI CHE FEDERICO DE ROBERTO DEDICò AL PRIMO CONFLITTO MONDIALE; ED è IL FRUTTO PIù ASPRO E IL PIù MEMORABILE ESITO DELL'ULTIMA PRODUZIONE DEL PROLIFICO AUTORE DEI "VICERè", ADDIRITTURA FRA LE PROVE PIù EMINENTI DI TUTTA LA SUA OPERA. UN CANTO DEL CIGNO, MEGLIO ANCORA UN RUGGITO: DI RABBIA IMPOTENTE, DI SORDA PROTESTA. LA RAPPRESENTAZIONE DEI FANTI CHE MARCISCONO NELLE TRINCEE è IMPIETOSA, ALIENA DA CONCESSIONI ALLA RETORICA PATRIOTTARDA O POPULISTA. QUESTO SPACCATO ESTREMAMENTE VERITIERO DEL PAESE REALE NON HA CERTEZZE DA DIFENDERE Né MESSAGGI DA DIFFONDERE, E DI UN SOLO SENTIMENTO è DEPOSITARIO: QUELLO DELLA "PAURA" PIù ATROCE, VALE A DIRE DI UN IMMANE SGOMENTO DI FRONTE ALLA GUERRA, DI FRONTE ALL'OBBLIGO DI UCCIDERE E DI FARSI UCCIDERE.