Risguardo di copertina
in un paesino di una puglia rurale non piú arcaica e non ancora moderna, tutti giocano al gioco della «legge». nelle osterie, davanti a un bicchiere di vino, la fortuna a carte indica un uomo, un padrone, che avrà il compito e il diritto di dire al resto dei presenti le verità piú imbarazzanti e provocatorie, col preciso intento di umiliare e senza che nessuno possa reagire. un gioco che ambirebbe a ribaltare l’ordine costituito, naturalmente prevaricatore, di cui è l’evidente emanazione. perché la legge del piú forte in paese vige da sempre e in ogni aspetto della vita quotidiana. don cesare, il signorotto del luogo, detta la propria, quella di chi vive negli agi attorniato da un corteo di donne fra cui scegliere la sua concubina. tra queste c’è marietta, diciassette anni, figlia e nipote di suoi servitori, bella al punto da doversi difendere dalle aggressive attenzioni dei troppi ammiratori. e poi c’è matteo brigante, ex sottufficiale di marina ora ricco contrabbandiere che detta le sue regole all’intera comunità. ma che va incontro allo scacco nell’istante in cui decide di sedurre marietta. sullo sfondo, il coro senza volto dei disoccupati, immobili come grandi meduse sulla piazza in attesa che qualche padrone reclami con violenza anche loro.