Risguardo di copertina
sul tavolino di un bar d’opicina, a cinque chilometri dal confine italo-sloveno, sergio tavacar racconta a marco ballestracci l’avventura della jugoslavia: sia storica che sportiva.tutto ciò che si troverà scritto in queste pagine è stato raccontato mentre si era seduti a un tavolino del caffè vatta, a opicina, alla fine di via nazionale, poco prima che, oltre il monumento a karl von zinzerdorf, la via cambi denominazione. leggere in alto sul muro la denominazione strada per vienna fa sorridere. e’ la conferma definitiva della natura così differente di trieste, la città a cui opicina appartiene. su quel tavolino, sempre lo stesso, tra caffè macchiati che qui si chiamano “capo” o “capo in b” o, verso mezzogiorno, tra i mezzi prosecchi e i mezzi gingerini che qui si chiamano “bicicletta”, per raccontare questa storia sono capitati fuori uno dopo l’altro carlo magno, che progetta l’offensiva contro gli avari, scandenberg, che attende l’arrivo degli ottomani nella piana di torvioll, giovanni sobieski ed eugenio di savoia che inseguono i turchi fuori dalle mura di vienna. poi, all’ora di pranzo, dopo i sardoni marinati sott’olio, giusto un attimo dopo che eugenio di savoia se n’era andato sottobraccio a ivo andric sono arrivati mirza delibsic, dragan kicanovic, drazen dalipagic, kresimir cosic e zelijko jerlow: il quintetto che ha conquistato l’oro olimpico all’olimpiade di mosca e che, per interposta persona, ha iniziato a raccontare altre storie. questa volta di pallacanestro. tutto ciò mentre intorno al tavolo entrava e usciva gente che parla indifferentemente italiano, sloveno e, sovente, tedesco. qui tra le colline carsiche, forse anche più che a trieste, si comprende il significato della parola mitteleuropa e qui certamente si possono risolvere questioni che per chi vive solo centottanta chilometri più o ovest sono davvero insondabili e lo sono sempre stato dacchè s’è avuto un poco l’uso della ragione.sul tavolino di un bar d’opicina, a cinque chilometri dal confine italo-sloveno, sergio tavacar racconta a marco ballestracci l’avventura della jugoslavia: sia storica che sportiva. non la racconta però da specialista del reportage, ma da ragazzino cresciuto a un passo dal confine tra l’ovest e l’est del mondo e, più tardi, da voce sportiva di tv koper capodistria, la televisione della minoranza italiana in slovenia.