Risguardo di copertina
la 'buskashã¬' ãš il gioco nazionale afgano: due squadre di cavalieri si contendono la carcassa di una capra decapitata. e' un gioco violento e senza regole: l'unica cosa che conta ãš il possesso della carcassa, o almeno di quello che ne resta, al termine della gara. e' come il tragico gioco a cui partecipano i numerosi protagonisti del conflitto afgano, una partita ancora in corso, solo che al posto della capra c'ãš il popolo dell'afganistan. "buskashã¬" ãš la storia di un viaggio dentro la guerra, che ha inizio il 9 settembre 2001, con l'assassinio del leader ahmad shah massud, due giorni prima dell'attentato di new york. un viaggio "clandestino" per raggiungere l'afganistan mentre il paese viene abbandonato da tutti gli stranieri e si chiudono i confini. l'arrivo nella valle del panchir, l'attraversamento del fronte sotto i bombardamenti per raggiungere kabul alla vigilia della disfatta dei talebani, la conquista della capitale da parte dei mujaheddin dell'alleanza del nord, la kabul "liberata": l'esperienza della guerra vista dagli unici testimoni occidentali della presa di kabul.
Risguardo di copertina
da kabul a hiroshima, il racconto di una missione durata tutta la vita: “non un’autobiografia, un genere che proprio non fa per me, ma le cose più importanti che ho capito guardando il mondo dopo tutti questi anni in giro”.“bisogna curare le vittime e rivendicare i diritti. una persona alla volta.”“sono un chirurgo. una scelta fatta tanto tempo fa, da ragazzo. non c’erano medici in famiglia, ma quel mestiere godeva di grande considerazione in casa mia. fa il dutur l’è minga un laurà, diceva mia madre, l’è una missiùn. un’esagerazione? non so, ma il senso di quella frase me lo porto ancora dentro, forse mia madre era una inconsapevole ippocratica.”una missione che parte da sesto san giovanni, la stalingrado d’italia con le grandi industrie, gli operai, il partito, il passato partigiano. in fondo, un buon posto per diventare grandi. a milano, nelle aule dell’università di medicina e al policlinico strada scopre di essere un chirurgo, perché la chirurgia gli assomiglia: davanti a un problema, bisogna salvare il salvabile. agendo subito. una passione che l’ha portato lontanissimo. gli ha fatto conoscere la guerra, il caos dell’umanità quando non ha più una meta. in pakistan, in etiopia, in thailandia, in afghanistan, in perù, in gibuti, in somalia, in bosnia, dedicando tutta l’esperienza in chirurgia di urgenza alla cura dei feriti. poi nel 1994 nasce emergency, e poco dopo arriva il primo progetto in ruanda durante il genocidio. emergency arriva in iraq, in cambogia e in afghanistan, dove ad anabah, nella valle del panshir, viene realizzato il primo centro chirurgico per vittime di guerra. questo libro racconta l’emozione e il dolore, la fatica e l’amore di una grande avventura di vita, che ha portato gino strada a conoscere i conflitti dalla parte delle vittime e che è diventata di per se stessa una provocazione. in ognuna di queste pagine risuona una domanda radicale e profondamente politica, che chiede l’abolizione della guerra e il diritto universale alla salute.