Risguardo di copertina
gli occhi di un santo, gli occhi di un prete, gli occhi di un uomo. occhi stanchi di guerra, quelli di don carlo, dopo il terribile massacro di russia. eppure proprio per questo ancora capaci di combattere per i suoi ragazzi, per i suoi alpini, per la sua italia appena liberata. un santo, don carlo, ma un santo disobbediente, come tante volte è capitato ai figli migliori della chiesa. se la legge vietava i trapianti, in quell'italia degli anni cinquanta, lui era pronto a violarla in un ultimo gesto d'amore per l'uomo.senza quella scelta contro, oggi silvio colagrande non potrebbe vedere i suoi lembi di cielo. non potrebbe raccontare, come fa nelle pagine intense e spesso commoventi che leggerete, una storia unica, speciale. una storia privata che diventa racconto collettivo, perché colagrande non è solo l'uomo che vede con gli occhi di un santo.è anche il testimone privilegiato di una grande opera di fede, quell’opera che don carlo volle con tutte le sue forze e alla quale lavorò fino agli ultimi giorni, affidandone l'eredità con quell'“amis ve racumandi la mia baracca” che più di tutto racconta di questo prete speciale.c'è una luce unica, negli occhi chiari di silvio colagrande. come se quel pezzetto di cornea ricevuta da don carlo gli consentisse di scrutare i cuori nel profondo. ne troverete spesso traccia, in questo piccolo libro prezioso. che parla di opere della provvidenza e delle nostre debolezze umane.da leggere, magari, guardando lo struggente monumento che a inverigo ricorda don carlo. così lontano dalla retorica, così vicino ai lembi di cielo(dall'introduzione di vittorio colombo, giornalista, ragazzo di inverigo cresciuto "a pane e don gnocchi")