Risguardo di copertina
il 20 settembre 1870 i bersaglieri piemontesi entrarono a roma attraverso la breccia di porta pia: si compiva così l\'unità d\'italia e la città eterna, che da secoli era il cuore dello stato della chiesa, poteva finalmente diventare la capitale del giovane regno sabaudo. non fu una guerra sanguinosa, non vi furono atti di eroismo: le forze in campo erano troppo sbilanciate e nessuno aveva interesse a un bagno di sangue. tuttavia la presa di roma fu un evento decisivo per la storia d\'europa e gravido di conseguenze per il futuro del nostro paese. in \"roma o morte\" gustav seibt ripercorre le complesse vicende politiche, diplomatiche e militari che portarono a quella soluzione, dopo che nel 1861 una delibera del parlamento italiano aveva indicato in roma la futura capitale. ma la \'questione romana\' si era andata terribilmente complicando negli anni precedenti: il desiderio di portare a termine il disegno unitario, l\'arretratezza dello stato pontificio sotto il governo di pio ix, le ingerenze francesi e austriache, la celebre posizione di cavour, \"libera chiesa in libero stato\", le intemperanze mazziniane e gli assalti garibaldini, oltre naturalmente alla resistenza della chiesa cattolica, profondamente radicata in tutto il paese, avevano finito per costituire un groviglio insolubile. gustav seibt segue poi l\'evolversi dei rapporti tra la chiesa e lo stato italiano, dalla legge delle guarentigie per il papa al \'non expedit\' che interdiva ai cattolici italiani la partecipazione alle elezioni, dalla fondazione di un partito popolare cattolico al concordato del 1929, e oltre. perché gli eventi di quel fatale settembre 1870 hanno gettato la loro ombra nei decenni successivi, e ancora oggi il dibattito politico in italia ne avverte l\'eco.