Risguardo di copertina
il 9 maggio 1997 marta russo viene uccisa da un colpo di pistola in un vialetto della città universitaria di roma. la scena del crimine è particolarmente complessa perché su quel vialetto si affacciano più di cento finestre e passano ogni giorno moltissime persone. l'arma del delitto non si trova, il movente è inspiegabile e l'attenzione mediatica è senza precedenti. inizialmente i sospetti si concentrano su un bagno al piano terra accanto al magazzino della ditta di pulizie. i dipendenti lo chiamano «il deposito delle munizioni», hanno il porto d'armi e sparano al poligono. il caso sembra chiuso, quando la scientifica scopre una particella di polvere da sparo sul davanzale dell'aula 6, al primo piano di un edificio arancione. questo granello di polvere, insieme ad alcune testimonianze contraddittorie, porta alla condanna di due assistenti universitari, giovanni scattone e salvatore ferraro, nonostante non conoscessero la vittima e non avessero un movente per ucciderla. la perizia della scientifica però è sbagliata: il granello di polvere non è con certezza un residuo di sparo, potrebbe essere quello dei freni di una vecchia panda. sono passati più di vent'anni e questo caso suscita ancora tante domande, come ha confermato il successo della serie audio da cui il libro è tratto. chiara lalli e cecilia sala hanno parlato con i protagonisti di questa storia, con i due condannati e con i loro accusatori. hanno cercato negli archivi i documenti e le registrazioni dell'epoca, hanno analizzato i risultati della perizia con degli esperti. hanno ricostruito le indagini e il processo, per vedere se tutto tornava. il risultato è un'inchiesta tanto avvincente quanto angosciante. ai dubbi specifici, molti dei quali rimangono senza risposta, si aggiunge la più spaventosa delle domande: se il caso marta russo fosse un errore giudiziario? se un giorno fossimo noi a trovarci «schiacciati da una macchina inadeguata e incapace di correggersi»?
Risguardo di copertina
kateryna ha 28 anni, ha fatto la modella, ha amici sparsi per l'europa e all'inizio del 2022 spera che in ucraina scoppi la guerra: «non sono così vile da augurarmi di vivere sotto il ricatto di vladimir putin per anni, contando sul fatto che il compito di affrontarlo spetti poi a un'altra generazione invece che alla mia». oggi kateryna è un soldato. assim ha 23 anni, studia ingegneria aerospaziale all'università di teheran e dal giorno in cui mahsa amini è morta, il 16 settembre 2022, con il suo gruppo ha cominciato a scrivere il nome di mahsa nei bagni delle università e nei vagoni dei treni: «non sapevamo a cosa stessimo dando inizio». nabila è una campionessa di kick boxing, è lesbica ed è una conservatrice fedele alla repubblica islamica, ma come molte donne religiose considera il caso di una ragazza fermata in una stazione della metro per un velo malmesso e riconsegnata cadavere pochi giorni dopo alla famiglia «un'onta collettiva e un'enormità contro dio». zarifa è cresciuta con l'idea che da grande avrebbe fatto politica ed è diventata adulta in un afghanistan dove era possibile, dopo il 2001 e prima del 2021. appartiene alla generazione che ha immaginato e poi iniziato a costruire la propria vita su presupposti incompatibili con i codici degli integralisti, quella che oggi si rifiuta di considerare il movimento dei talebani, «che esiste da meno tempo dei telefoni cellulari, che in tutto ha controllato il paese per sette anni non consecutivi», il proprio destino. kateryna, assim, nabila e zarifa sono solo alcuni dei protagonisti di questo viaggio. cecilia sala li ha seguiti alle feste e tra le bombe. il risultato è un racconto corale, straziante, verissimo, che ci mostra in presa diretta «tre incendi che bruciano il mondo» e lo sconvolgono oltre i confini dei paesi in cui sono divampati.