Risguardo di copertina
fra due case che si vedono l'un l'altra potrebbe esserci una strada. lastricata e sicura, a volte, ma più spesso tortuosa, o liquida come il mare fra l'italia e l'albania. la via fra le sue onde è faticosa come una lingua da imparare, andando e tornando, pensando una cosa e dicendone un'altra. ma non sono soltanto le parole a mutare, ad assumere nuovi significati in questo relato sono i fatti stessi e le persone che troviamo sul cammino. sempre a metà del guado, elvis malaj ci restituisce qualche tappa di questo percorso: due mondi, due lingue, fra noi e loro, me e te. declinazioni dell'inadeguatezza - per forza di cose - poiché a camminare in cima al bordo si finisce per barcollare, e non corrispondere ad alcuna definizione. e così una prima volta non sarà mai abbastanza bella, o abbastanza prima, un approccio mai abbastanza azzeccato, una battuta mai capita fino in fondo, e una metafora? o troppo astratta o presa troppo alla lettera. e qualche volta, per evitare il confronto, si chiederà scusa e si scapperà via approfittando di un incidente; oppure si preferirà il silenzio sin da subito e l'incidente lo si andrà a cercare. si indosserà una maschera per diventare le persone che vogliamo. perché il confine, sfumando, è tra finzione e realtà. "dal tuo terrazzo si vede casa mia" è l'invito a venire dall'altra parte, a scendere di casa e passare per quella strada. un'istanza di condivisione e meticciato, di sguardo altro, di cui sentiamo il richiamo.