Risguardo di copertina
nella miscela finanza-tecnologia-politica cui si è ridotta la democrazia autoritaria è impossibile distinguere tra padroni così come tra ricchi, è un coacervo dove la parte finanziaria detta le regole alla parte politica che le mette in pratica imponendole, con l'ausilio della comunicazione, a chi ha l'unico compito di votare e subire. le dittature conclamate da parte loro hanno meno problemi di legittimazione, si autolegittimano semplicemente imponendosi per via totalitaria, ma anche loro non rinunciano a servirsi della tecnologia onnipotente che serve a mentire e a sorvegliare, a vietare e ad imporre. va a finire che democrazie negative e dittature positive stringono alleanze e affari mentre minacciano di combattersi nel tutto con tutto della finanza totale. ne deriva impunità perenne per il potere e soggezione perenne, da sanitaria a climatica a bellica, per la neoplebe tenuta ad obbedire nel segno dell'emergenza continua.
Risguardo di copertina
chi di noi può dire di essere cresciuto senza musica? chi non è impregnato di dischi, di canzoni che diventano momenti indelebili, ricordi, rimpianti? questo lavoro vuol essere un umile ma sentito tributo per artisti andati ma mai perduti, con i quali siamo cresciuti: non siamo noi ad averli scelti, sono loro ad averci adottato. brevi ritratti di amici di una vita, mai conosciuti in vita. tranne l'ultimo, il più incombente, il più grande. questo libro è per te, paolo.
Risguardo di copertina
dalla scrittrice che ha creato il personaggio dell'ispettrice petra delicado, sei racconti di intensa dose di mistero e intreccio. il primo racconto si apre sul cadavere di un'anziana prostituta che sembra una mascherata, «buttato lì come una vecchia bambola rotta; era perfino difficile provare pietà; tutto era così grottesco». è così che inizia anche negli altri racconti: un cadavere indefinibile, che adombra l'enigma di una realtà irreale, inverosimile, su cui si focalizza subito la procedura dell'indagine; decifrato il cadavere, poi a poco a poco si aprono squarci su ambienti al contrario apparentemente normali, famiglie ben messe, individui irreprensibili, vite tranquille. racconta in prima persona petra delicado della polizia di barcellona. e il modo in cui petra parla e riferisce il suo procedere di poliziotta disegna, senza esplicite descrizioni, il personaggio: dall'antipatia che non nasconde per ogni cliché formale e beneducato, affiora il suo passato femminista e la gioventù radicale; dagli scambi fuori dai convenevoli con il suo vice fermín garzón, che punteggiano il loro ménage professionale, emerge il suo graffiante umorismo; dai silenzi al cospetto delle vittime, o di fronte ai motivi umani e disumani dei colpevoli fino a un minuto prima insospettabili, s'intuisce che è una donna sinceramente compassionevole, anche se l'instancabile tenacia nel tirare dritto la arruola da investigatrice donna nella scuola dei duri. la sua spalla fermín, un alter ego, un sancho panza, un watson, rappresenta l'immagine contraria di lei: il suo bofonchiare e obiettare, questa mano di commedia latina distesa su un poliziesco da giungla d'asfalto, nasce anche dal sospetto segreto, che certe volte sembra nutrire fermín, che il proprio capo sia forse appena appena una poco di buono. le indagini di una poco di buono sono tutte già comparse, sparse in precedenti antologie pubblicate da sellerio. concentrarle assieme dà la compiuta idea della profonda impronta letteraria di alicia giménez-bartlett, una scrittrice capace di costruire con la materia delle strade di città misteri opachi, per poi decostruirli facendo agire una galleria inesauribile di tipi presi dalla realtà.