Risguardo di copertina
"vincere, ma prima ancora tirare fuori tutto il potenziale dalle persone che insieme a te devono raggiungere un obiettivo. veder crescere l'abnegazione per il lavoro dei tuoi atleti, ma sempre e solo insieme alla tua, perché occorre dare prima di chiedere o, meglio, occorre dare per poter, dopo, essere legittimati a chiedere. essere esempi viventi." antonio conte ha un metodo codificato e naturale con cui approccia quotidianamente il suo lavoro, cioè "essere allenatore". che è ben diverso da "fare l'allenatore". in questo libro conte racconta che essere allenatore comporta essere il primo a lavorare senza sosta, il primo a incanalare ogni energia collettiva verso gli obiettivi, il primo a non lasciare nulla al caso, il primo a sopportare la fatica e la tensione. essere allenatore significa dare tutto per poter chiedere tutto a chi lavora insieme a te. è con l'esempio di una vita professionale h24 che il leader di un team si pone autorevolmente nelle condizioni di chiedere il massimo possibile a ogni co-protagonista, che si tratti di una squadra di club, un'azienda o un'equipe medica. nello specifico del suo campo d'azione, il suo metodo, che viene qui svelato fra aneddoti e riflessioni teorico-pratiche, si basa su tre passaggi - ispira, lavora, misura -, passaggi che gli consentono di trasmettere obiettivi chiari, comportamenti coerenti, crescita personale. è grazie a questo approccio che dopo essere stato un campione come calciatore, conte è diventato uno dei migliori coach internazionali, specializzato nel costruire vittorie.
Risguardo di copertina
antonio conte, l'uomo giusto per riportare alla juventus la gloria e l'orgoglio troppo a lungo perduti. antonio conte, l'uomo di mille battaglie e di oltre quattrocento presenze in bianconero, tredici anni arricchiti da cinque scudetti, una champions, una coppa intercontinentale e da tutto quello che c'era da vincere in italia e nel mondo. antonio conte, per cui "la realtà è il campo, la realtà è il sudore, la realtà è il sacrificio". antonio conte, passato a dodici anni al lecce dalla juventina - un nome un destino - in cambio di otto palloni e della promessa fatta in famiglia di continuare a studiare. antonio conte, arrivato a torino in punta di piedi nel novembre 1991, che al primo giorno nello spogliatoio, di fronte agli eroi di italia '90 baggio e schillaci, istintivamente dà loro del "voi". antonio conte, cresciuto sotto l'ala buona del trap, che alla fine di ogni allenamento si ferma con lui in campo per migliorare le doti tecniche; che gioca accanto a zidane e del piero, pupilli amatissimi dell'avvocato, e si impone a furor di popolo come capitano indiscusso per la sua grinta infinita. antonio conte, che nel 2004 appende le scarpette al chiodo e riparte da zero, come piace a lui, col vento contro e un proposito fermo: "se entro qualche anno non arrivo alla panchina di una grande squadra, smetto". dopo gli anni preziosi dell'apprendistato tra arezzo, bari, bergamo e siena - arricchiti da due promozioni in a - per lui si spalancano le porte di casa: la juve lo vuole per tornare grandi insieme e...