Risguardo di copertina
le guerre non sono solo strategie vincenti, battaglie decisive, ottimi generali e soldati coraggiosi come molti libri di storia vorrebbero farci credere. anche il piano più collaudato o apparentemente infallibile può essere compromesso da un errore umano: sottovalutare le forze del nemico o, al contrario, sopravvalutare le capacità delle proprie truppe; non considerare gli effetti secondari di una decisione o non calcolare i possibili imprevisti. più spesso di quanto non si creda sono stati proprio questi fattori a cambiare il corso di una battaglia o il destino di una nazione: l'affondamento del piroscafo lusitania, che determinò l'intervento degli stati uniti nel primo conflitto mondiale; l'inutile bombardamento di montecassino, che ritardò l'avanzata degli alleati in italia senza causare danni alle truppe del reich; l'eccessiva sicurezza dell'alto comando statunitense in vietnam, che si ritrovò impreparato davanti all'offensiva del tet; la decisione di saddam hussein di invadere il kuwait nel 1990, che non teneva conto della reazione della comunità internazionale. michael coffey ripercorre i più grandi fallimenti tattici e strategici nel corso dei due conflitti mondiali e dei decenni successivi, soffermandosi anche su episodi meno conosciuti, ma non per questo meno drammatici: nel 1942 la distruzione del convoglio britannico pq17 nel mare di barents, lasciato senza scorta a causa dei timori infondati di un ammiraglio, o le perdite tra gli alleati a saint-lo nel 1944, dopo lo sbarco in normandia, provocate dal fuoco amico. sconfitte, sofferenze, perdite umane: è questo il bilancio di un secolo che ha visto oltre cento milioni di morti in guerra, bilancio che, suggerisce coffey, avrebbe potuto essere meno tragico.