Risguardo di copertina
nel luglio del 1937 le truppe giapponesi s'impadronirono, con un colpo di mano, di pechino e tientsin. qualche settimana dopo sbarcarono a shangai, conquistarono la città, cominciarono ad avanzare lungo il fiume yangtze e bloccarono con la loro flotta la costa della cina meridionale. i cinesi nazionalisti e comunisti, uniti da uno stesso sentimento nazionale, resistettero coraggiosamente, ma non poterono impedire l'avanzata delle truppe giapponesi. la società delle nazioni e gli stati uniti condannarono il governo di tokyo, ma le loro proteste non ebbero alcun effetto. il 13 dicembre i giapponesi occuparono nanchino, capitale della repubblica, e la "punirono" passando "a fil di spada", come alla fine di un sanguinoso assedio medievale, buona parte dei suoi abitanti. qualche anno dopo il tribunale militare internazionale calcolò che i civili massacrati a nanchino, tra la fine del 1937 e gli inizi del 1938, furono più di 260.000. secondo altri calcoli i morti furono circa 350.000 e le donne violentate tra 20.000 e 80.000. l'autore di questo libro è giunto alla conclusione che nessuna altra città, nel corso della seconda guerra mondiale (neppure dresda, hiroshima e nagasaki), ebbe proporzionalmente un così elevato numero di vittime.l'autore è una giovane scrittrice americana, figlia di genitori cinesi che hanno trovato rifugio negli stati uniti. sollecitata dai racconti familiari e da gruppi di solidarietà che si costituirono fra i cinesi d'america dopo un più recente massacro (quello di piazza tienanmen nel giugno del 1989), iris chang decise di ricostruire e raccontare "lo stupro di nanchino". le sue ricerche hanno riportato alla luce, talvolta con una forte emozione letteraria e con uno stile volutamente non storiografico, alcuni fra i più efferati atti di crudeltà commessi nel corso del secolo. dal suo racconto, tuttavia, riemergono anche alcune confortanti manifestazioni di pietà e solidarietà umana, soprattutto fra i rappresentanti della colonia europea e [...]