Risguardo di copertina
si può scrivere la storia vera di una donna che non è mai esistita? la risposta è sì: lo hanno fatto le centodiciannove voci di donne realmente esistite che si alternano in questo romanzo in un montaggio sapiente, che trascina ed emoziona. donne del novecento italiano diverse per età, inclinazioni, livello d'istruzione, estrazione sociale, che hanno lasciato lettere, diari, memorie private. scrivere, per loro, ha significato soprattutto portare in salvo se stesse. «un corteo di donne che cercano, per una di loro, il posto in un universo maschile». il primo romanzo della collana unici è un libro sulle donne diverso da tutti gli altri. il suo gesto rivoluzionario è questo: al posto di parlare dell'oggi resta avvinghiato alle radici, al novecento, e fa parlare i documenti senza aggiungere un commento. accosta delle voci vere e lascia fare a loro. la protagonista di "nonostante tutte" si chiama nina ma potrebbe chiamarsi con oltre cento nomi differenti. la sua storia è immaginaria, il suo racconto no: è affidato alle parole di chi ha lasciato una traccia di sé in una pagina fuggita all'oblio. è attraverso questi frammenti di voci, scelti dall'autore tra migliaia e poi assemblati come tessere di un mosaico, che la protagonista di questo romanzo prende vita. come se quelle centodiciannove donne si passassero in una staffetta senza fine il testimone e la parola per raccontare un'unica storia con un brillio diverso. l'infanzia incantata e spaccata, il desiderio di una vita differente, il sesso, il lavoro, il matrimonio, la maternità, la malattia, l'amicizia, l'impegno civile, la vecchiaia. esperienze individuali irriducibili, certo, eppure collettive. per questo il romanzo dalla struttura originalissima a cui dà vita filippo maria battaglia può dirsi anche un romanzo politico. l'emozione nasce da lì: nel vedere, nel sentire, ciò che è simile e ciò che invece resta legato a una vita, a quella vita. nell'accostare le storie alla storia, senza mai rinunciare alle zone d'ombra. perché le parole possono essere anche cicatrici e «a questo dice nina devono servirmi le mie, a ricordare».
Risguardo di copertina
a casa sono le regine indiscusse, fuori le suddite sottomesse. viste dalla politica, le donne italiane devono essere così. «la moglie fa la moglie e basta», deve essere «remissiva», ha molti doveri, pochi diritti e «specifiche attitudini». se la donna è emancipata diventa subito di «facili costumi», se è bella «è per questo che fa carriera», se è brillante non può che essere «abilmente manovrata». stai zitta e va' in cucina è la storia degli insulti, delle discriminazioni e dei pregiudizi politici nei confronti delle donne. ed è una storia a cui prendono parte quasi tutti: i padri costituenti e beppe grillo, il pci e silvio berlusconi, la dc e i partiti laici, i piccoli movimenti e le grandi coalizioni. da questo punto di vista, la politica italiana si mostra singolarmente unanime. nell'italia repubblicana la crociata sessista arruola tutti: premier, segretari di partito, ministri, capi di stato, giù giù fino all'ultimo portaborse sconosciuto. dopo il suffragio universale, «concesso» nel '45, il maschilismo italico si fa sentire già con la stesura della costituzione, per proseguire fino ai giorni nostri, tra appelli, citazioni sofisticate e insulti da bettola. dalla battaglia sul divorzio alle norme contro la violenza sessuale, dall'accesso alla magistratura al dibattito sulle quote rosa, questo libro è un succinto racconto storico - incredibilmente attuale -, per capire come si è diffusa e perpetrata la misoginia politica in uno dei paesi più maschilisti d'europa.